mercoledì 20 febbraio 2008

Tratto da: "Erasmus", di S. Furattini (2008), Longanesi.

Rieccallà!

what a trip! Lungo e bello. Ero spesso con gli occhi e la bocca aperta a guardare...come un bambino in un negozio di francobolli!

Mi spiace, ma mi devo ancora riprendere dal Jet leg (una grossa fissa mentale alla fine!), ma soon voglio scrivere uno o due post su quest'avventura americana.

Nel frattempo, dato che ho ricevuto diverse email di ragazzi "affamati" di erasmus, ho deciso di pubblicare, senza il consenso dell'autore, questo bellissimo articolo sull'erasmus. Spero non mi denuncerai caro autore. Ci ho pensato se mettere o meno il tuo nome e dato che nn sei un timidone ho deciso si metterlo. La foto no invece, altrimenti tutte le fan (infatti il direttore di blogspot è in realtà una donna!!) mi mollano!!

Chi è l'autore? Il Fura! Se non lo conoscete...beh è quello spaccaballe che ogni tanto lascia commenti punzecchianti (gli rode che la Carife sia prima!!) :DDD

Ho cambiato idea, alcune foto le metto: come potrò dimenticare le mie fredde e piovose serata valenciane (nn scherzo, era freddo e faceva freddo!!...x la cronaca, Aalborg: minima= 2 massima=9) tiè!



A volte bisogna spostarsi per apprezzare quello che hai vicino. Vai in Erasmus.

Erasmus…solo a leggere la parola si forma un mezzo sorriso sulle labbra di qualsiasi studente, sia di coloro che l’hanno vissuto sulla propria pelle sia di coloro che ne ascoltano i racconti.
Avete bisogno che vi rassicuri e vi dica che vi troverete bene, che vi divertirete, che conoscerete un sacco di gente? Beh, ma questo già lo sapete! Perché?!
Perché l’Erasmus più di ogni altra cosa è uno stato interiore tutto da vivere (un po’come l’estate, avete presente, no?!).
Personalmente non ho visto nessun “Erasmus” triste in dieci mesi, solo chi doveva tornare a casa lo era.
Anch’io come molti altri sono partito con tutto un sistema di aspettative molto alto e ad esperienza conclusa posso dire che non sono state per niente disattese.
Sinceramente, prima di partire, speravo di divertirmi tanto, fare festa e conoscere gente.
Al ritorno mi rendo conto che le cose più belle che ho trovato avevano poco a che fare con tutto questo.

Infatti, ad un certo punto ti accorgi che conoscendo un sacco di persone esistono moltissimi punti di vista sulla medesima cosa che ti dici: oh ca…(spita) non ci avevo pensato!
Ad un certo punto ti accorgi che fare turismo e visitare monumenti, chiese, piazze serve solo per fare belle foto ricordo ma se non conosci e scambi opinioni con le persone del posto non puoi capirne il significato.
Ad un certo punto ti accorgi che la lingua è davvero importante per potersi esprimere appieno con gli altri e vorresti tornare indietro per poterla studiare meglio.
Ad un certo punto capisci quali amici ti sono veramente vicini e di cui non puoi fare a meno.
Ad un certo punto ti accorgi che tutto quello che vivi a casa, nella tua vita di tutti i giorni, è davvero qualcosa d’ importante. Soprattutto gli affetti! Li dai per scontati e la routine quotidiana non ti aiuta certo ad apprezzarli ma ti accorgi che hanno un valore immenso e vanno continuamente curati.

Mi è stato chiesto di mettere a confronto il mio paese con quello che mi ha ospitato… beh… sinceramente è problematico metterli sullo stesso piano.

Valencia è una città grande (fa quasi un milione di abitanti) e come la maggior parte delle grandi città ha molto di più da offrire rispetto ad una cittadina (vogliamo definirla così?) come Reggio Emilia.

Del clima non parliamo vero?! Men che meno della posizione geografica!!!

La gente. Si della gente ne parliamo. Sono più aperti di noi reggiani, ti siedi in autobus a chiacchiere tranquillamente col vicino settantenne che ti parla di Alonso e di calcio, in ascensore il vicino ti chiede come stai e come ti vanno le cose, all’università hai un dialogo aperto col professore durante e dopo la lezione. A proposito di lezione, una cosa apprezzabile ma che noi non facciamo è l’esposizione in aula. Si, lo so, è imbarazzante, ma solo le prime volte. È davvero una cosa utile: ti insegna a parlare in pubblico, regolare l’emozione, farti studiare e produrre di più (nessuno vuole fare una figura di me...(nta) davanti ai propri compagni di corso, giusto?).

Parliamo del cibo. Inutile dire che cappelletti, tortelli e lasagne spopolano sempre e ovunque, per non parlare del Lambrusco! Incredibile, vai al supermercato trovi file intere Lambro, addirittura in versione rosato. I giovani spagnoli lo apprezzano molto. Comunque sia, sulla cucina si difendono in modo egregio. Certe mangiate di paella, carne e di pesce da leccarsi i baffi. Molto bene anche su insaccati e formaggi. E io che credevo fossimo i migliori al mondo… Il jamón iberico ha poco da invidiare al nostro e anche il queso mancego merita rispetto. Se in tutto questo aggiungiamo anche la sangria vi garantisco che per concludere in bellezza vi manca solo una bella pennichella. A proposito di sangria, se volete far litigare due spagnoli chiedetegli la ricetta della Sangria. Ognuno ha la sua e vi garantisco che non c’è una identica all’altra.

Bene, dopo il confronto mi sento di dare anche un paio di dritte. Sapete come si dice: l’esperienza insegna!

La prima: girate, girate, girate! Smonterete un sacco di stereotipi. Non vi identificate in pizza, mandolino, mafia, vero?!
La seconda: non andate ad abitare con italiani
La terza: preparatevi il piano di studi ad hoc prima di partire anche se non sempre è facile.
La quarta: passate più tempo possibile con persone del paese che vi ospita e non state sempre in mezzo agli Erasmus anche se è più facile.

Spero di avervi convinto sulla validità del progetto. Non tanto dal punto di vista della formazione universitaria, a quello ci pensano persone più qualificate di me, piuttosto sotto il punto di vista dell’esperienza umana. Buon viaggio a tutti!

END


Ps: vorrei aggiungere una piccolissima postilla: le cose su valencia si possono dire tranquillamente su Aalborg. Provare x credere...ma bisogna anche credere x provare :D

3 commenti:

Anonimo ha detto...
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Anonimo ha detto...
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